Perché il cielo?

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I campi, le colline, i vigneti, gli alberi, i poderi, i prati che danzano al vento…

Sono tutti al suolo gli elementi che formano i panorami della Val d’Orcia, quei paesaggi che centinaia di migliaia di turisti ogni anno immortalano in milioni di fotografie. Eppure, per quanto siano belle, quelle foto finiscono per assomigliarsi un po’.

Perché si sa, le colline non si spostano, gli alberi e i poderi nemmeno. Tutto sommato, i panorami sono statici, uguali a se stessi negli occhi e nella memoria di noi esseri umani che campiamo un centinaio d’anni, quando ci va di lusso. Ogni tanto sbuca qualche casetta nuova, un campo diventa una vigna, ma grossi cambiamenti non ce ne sono.

Anche questo è il fascino della Val d’Orcia, immutabile e antica. E così dev’essere. Chi viene qui per una breve gita o per una vacanza più lunga non si aspetta certo di trovare centri commerciali o grattacieli risplendenti d’acciaio e di cristalli: spera di vedere natura a perdita d’occhio, armonie di forme e colori, desidera immergersi nella campagna più bella del mondo, e non resta deluso.

Ciò non toglie, però, che alla fin fine le foto risultino tutte – o quasi – un po’ simili tra loro.

Viene anche il dubbio che a vivere in questa terra giorno dopo giorno, per anni, decenni, si finisca per abituarcisi, si diano per scontati i suoi panorami che tolgono il fiato per quanto sono belli.

Ma non corre il rischio di abituarsi chi oltre la terra meravigliosa guarda il cielo che cambia di continuo. Perché il paesaggio muta sempre, ad opera del vento che sposta le nuvole e le frammenta e poi le ricompone, le sfilaccia e le ammassa, in un turbinio senza fine. E le nuvole proiettano al suolo ombre anch’esse cangianti, che coprono e scoprono, illuminano e oscurano.

Provate a pensare al più bello dei panorami, e immaginatelo con un cielo sempre diverso, tutto ingombro o solo in parte decorato di nuvole in perenne movimento. A volte il Monte Amiata appare monco della vetta, altre sospeso a mezz’aria, perché le pendici sono avvolte dalle nubi. E Montalcino e Radicofani possono scomparire tra coltri grigie e bianche, per poi riemergere pochi minuti dopo quando il vento soffia via le eteree barriere.

Immaginate nuvole di ogni forma e dimensione, dorate e rosse all’alba e al tramonto, oppure metalliche nei riflessi del sole…

Immaginatele grandi, imponenti, massicce, talvolta minacciose, oppure sottili, trasparenti, lievi riccioli di vapore che adornano l’immensa tela azzurra.

Immaginatele spostarsi senza sosta sopra quei campi e quelle colline, a creare disegni astratti sempre nuovi, e ascoltate cosa accade dentro di voi.

A me si apre il cuore e s’infiamma lo spirito. Mi pare di vivere una sensazione di libertà sempre nuova e intensissima, di lontananza dalla frenesia e dal peso delle incombenze quotidiane. L’aria è fresca e pura, i profumi naturali e fragranti, lo sguardo colmo di meraviglia per uno scenario che sta fermo giusto il tempo di apparirti in tutta la sua magnificenza, e poi si trasforma in qualcosa di ancora più maestoso.

La mente gira a mille e partorisce mille pensieri creativi o analitici, propone possibili soluzioni che non si riesce a vedere nel chiuso di un ufficio.

Ogni sguardo che rivolgo al cielo cangiante che incornicia la Val d’Orcia è un’emozione fortissima che cerco di fermare in una fotografia che scatto d’impulso, senza filtri né make-up in post-produzione, nel tentativo di catturare l’attimo e lo stato d’animo.

Vi propongo queste immagini, sperando di riuscire a trasmettere anche solo in minima parte la gioia che mi ha dato ammirare quel panorama, in quell’istante.

Non vivrete le mie emozioni, ma quelle esclusivamente vostre che proverete guardando le irripetibili e infinite commistioni di cieli e terra.

La Val d’Orcia è terra, la Val d’Orcia è cielo.


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